Posso giurarlo: non era un avaraccio, il nano Pillo. Non dava mai un soldo ai poveri, questo è vero. Ma non era un avaraccio.

Tutto quello che guadagnava, tutti i suoi soldini di rame, d’argento e anche quelli d’oro, li dava tutti a Gippo.

 

Il suo Gippo con il naso a pallottola e con la pancia tonda, aveva tanta fame! Stava sempre a bocca aperta, il salvadanaro Gippo!

Il nano Pillo gli carezzava dolcemente la pancia tonda, poi gli imboccava la colazione, il pranzo e la cena.

Alla mattina, din din din, Gippo ingollava un bel piattino di soldini d’argento.

A mezzogiorno, dan dan dan, un bel vassoio di soldoni di rame.

Alla sera do-on, una grossa moneta d’oro.

Din din, dan dan, don don, le monete tintinnavano nella sua pancia tonda.

Ma restava a bocca aperta, il salvadanaro Gippo.

Aveva ancora fame.

 

Il nano Pillo lavorava giorno e notte.

Lavorava per guadagnare colazione, pranzo e cena per il suo Gippo con il naso a pallottola e con la pancia tonda.

Il nano Pillo lo conoscevano tutti.

Pillo fabbricava e vendeva bolle di sapone.

Per lo più erano i ricchi, a comprare le bolle di sapone dal nano Pillo.

Ma qualche volta venivano anche i poveri.

Quando avevano un soldino di rame, lo barattavano volentieri con una piccola bolla di sapone dai colori lucenti.

 

 

 

 

Oh! Ma le bolle di sapone dei ricchi non erano mica molto più belle! Costavano una moneta d’oro ed erano solo più grandi, ecco.

Ma anche si rompevano più facilmente.

Con un soldino di rame invece, i poveri compravano le bolle di sapone più piccole. Erano molto graziose, benché fossero così piccole. Ed anche duravano di più.

 

Il nano Pillo e il suo salvadanaro Gippo abitavano in una grotta.

C’era molto fresco nella grotta.

Il nano Pillo sedeva su un tappeto di borraccina, con una cannuccia in bocca. Un angolo del tappeto era ricamato con un sottile filo d’acqua lucente. Pillo immergeva nell’acqua lucente la sua cannuccia.

 

Appena soffiate, le bolle di sapone scappavano dalla grotta.

Una dietro l’altra, si rincorrevano su nel cielo. Le bolle più piccole giocavano a nosconderello, su nel cielo.

Oh, giocavano bene a nasconderello, le piccolissime bolle di sapone!

Si tingevano del colore dell’aria; e le bolle grandi non riuscivano a trovarle, sebbene a volte sapessero che erano proprio lì, sotto il loro naso. Apparivano e sparivano. A volte le bolle grandi finivano per scoprirle, perché le piccolissime si erano dimenticate di far sparire anche il puntino d’oro.

E il puntino d’oro brilla terribilmente

Però le bolle di sapone non potevano volare via, perché il nano Pillo le teneva legate con sottilissimi fili di sapone.

Quando il compratore aveva scelto la sua bolla su nel cielo, il nano Pillo lentamente tirava il sottilissimo filo. La bolla doveva scendere giù dal cielo e il compratore poteva portarsela via.

 

 

 

Qualche audace bolla di sapone strappava il filo.

Tutte le altre bolle allora si fermavano per un momento nell’aria, per guardare una piccolissima bolla lucente che saliva su, fino al cielo.

 

Pillo teneva in una mano tutto il mazzo dei fili di sapone attaccati alle bolle, ma con quell’altra mano, e anche coi piedi, non mi vergogno a dirlo, si reggeva forte. Non voleva mica lasciarsi andare, il nano Pillo!

Perché certo le bolle lo tiravano continuamente.

 

Un giorno si fermò davanti alla grotta il gran ciambellano del Re.

Il gran ciambellano guardò col naso in su, le bolle di sapone del nano Pillo. Poi, volto il naso in giù, fece tre riverenze:

 
                                                         

                                                         ordinava al nano Pillo

entro le ventiquattr’ore

una bolla d’eccezione.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Una bolla di sapone

Per il principe reale,

una bolla colossale,

fatta a scialo di sapone.

 

 

Il nano Pillo si mise a lavoro con

grande allegria.

Dava una soffiatina nella bolla

colossale e, per la grande allegria,

di tanto in tanto ci fischiettava dentro un motivetto in musica, con

la cannuccia.

La bolla cresceva cresceva e si riempiva tutta di

musica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Entro le ventiquattr’ore la bolla era finita.

Straordinaria.

Il nano Pillo dovette legarla solidamente con

quattro fili di sapone, prima di farla scappar via

dalla grotta. Quando arrivò su nel cielo, tutte le

altre bolle le fecero posto gentilmente. Vicino a

lei, le bolle grandi, quelle che costavano

una moneta d’oro, sembravano diventate le

piccolissime bolle che si potevano avere con

un soldino di rame.

 

Il ciambellano e i tre dignitari guardarono con

il naso in su, la straordinaria bolla di sapone.

Poi, volto il naso in giù, fecero tre riverenze:

lì non c’era discussione

quella bolla di sapone,

era invero eccezionale,

fatta a scialo di sapone

per il principe Reale.

 

 

Pretendevano un filo per ciascuno, il ciambellano e i tre dignitari, per tirar subito giù dal cielo la bolla colossale!

Pillo si rifiutò di dare in mano a loro i fili. E’ una cosa molto delicata, tirare i fili, mi pare, e poi il ciambellano e i tre dignitari non avevano ancora pagato il prezzo della bolla.

Doveva essere un bel prezzo, tutto in monete d’oro, lo credo io!

 

 

 

 

 

Invece loro si arrabbiarono. Si arrabbiarono tanto che fecero un fischio.

Subito comparvero quattro gendarmi. Allora si arrabbiò Pillo.

Si arrabbiò e non volle discutere con loro.

Aveva in mano i quattro fili di sapone attaccati alla bolla, e si lasciò andare.

 

Volò via senza neppure salutare il suo Gippo.

La bolla di sapone aveva un abito da viaggio color arcobaleno.

Ma quando fu vicina al regno del sole, si vestì tutta d’oro. Scintillava tanto, che il nano Pillo chiuse un poco gli occhi per la gran luce.

 

Alla porta del regno del sole, c’era un piccolo raggio che montava la sentinella. Passeggiava avanti indietro il piccolo raggio. La sua divisa brillava terribilmente. Con molta autorità, disse alla bolla che quelli erano i confini.

Non aveva ordine di lasciarla passare.

 

In quel momento arrivò da lontano una stranissima bolla di sapone, vestita a puntini d’oro. Fece tre riverenze su nel cielo, davanti alla grande bolla. Disse che era un abitante del regno delle bolle di sapone, e che portava un messaggio del suo Re.

Il Re delle bolle di sapone, invitava la grande bolla e il nano Pillo a visitare il suo regno.

 

Quel regno era abitato soltanto da bolle di sapone. Per le strade si vedevano molte bolle bambinaie che spingevano piccolissime bolle nelle carrozzine.

 

 

 

 

 

 

 

 

Era molto facile indovinare l’età delle bolle.

Quelle giovani erano più lucenti, le vecchie invece un pochino più opache.

Più di tutte naturalmente, lucevano le piccolissime bolle nelle carrozzine.

Si capisce che le bolle mamme, e anche le bambinaie, ne fossero molto orgogliose.

 

Il nano Pillo ricevette molti inviti, dalle famiglie di bolle della migliore società. Erano bolle altolocate, che per le strade passeggiavano elegantemente al di sopra delle bolle del volgo.

Meravigliose erano le cene. Nessuno mangiava e beveva mai veramente, ma tutti fingevano di mangiare e di bere.

Il più affascinante era il brindisi.

Le coppe di bolla di sapone si toccavano con leggerezza, facevano pcioc e sparivano immediatamente.

 

Nel regno delle bolle di sapone, il nano Pillo si trovava proprio come a casa sua. Forse non sarebbe mai più ritornato sulla terra, se non fosse successo il fattaccio.

 

Fu proprio una delle piccolissime bolle nelle carrozzine, la causa del fattaccio.

Il nano Pillo traversava tranquillamente una strada secondaria del regno delle bolle di sapone. Manca poco lo investe una grossa bolla bambinaia che spingeva la carrozzina.

Sono sempre così affaccendate le bolle bambinaie!

Credono che tutta la strada sia loro.

 

Nella carrozzina era affacciata una piccolissima bolla di sapone. Invece di un solo puntino, come tutte le altre bolle, la piccolissima

 

 

 

bolla di sapone aveva due puntini d’oro sulle gote, uno di qua, uno di là.

Con molta spensieratezza, non lo nego, il nano Pillo Pizzicottò sulle gote la piccolissima bolla di sapone.

Il piccino fece pcioc e sparì immediatamente.

 

La grossa bolla bambinaia diventò furiosa.

Furiosa addirittura!

Lei doveva essere un po’ vecchia perché non aveva nessun puntino sulle gote. Si tinse tutta di rosso e così scalmanata chiamò subito un vigile, per arrestare il nano Pillo.

 

Quel vigile aveva una gran pancia. Lui, il puntino d’oro, l’aveva sulla pancia. Voleva subito arrestare il nano Pillo. Si sa, i vigili sono tutti così. Ma il nano Pillo si arrabbiò.

Con molta spensieratezza, non lo nego, il nano Pillo dette un pugno sul puntino d’oro della pancia del vigile.

Il vigile fece pcioc e sparì immediatamente.

 

Allora si radunò una gran folla di bolle di sapone. Apparivano da tutte le parti per assistere al fattaccio. A forza di soffi si facevano strada nel pigia pigia. Loro, non usano mai gomitate, ma solo soffi. Si era fermata anche una bolla erbivendola, con un carretto di pomodori. Ma una bolla ragazzaccio, con un soffio la fece volar via, con tutto il carretto. I pomodori si sparpagliarono in qua e là nell’aria e l’erbivendola volava come impazzita per riacchiapparli.

Intanto una quantità di bolle stava affacciata alle finestre e alcuni curiosacci, per vedere più da vicino, volarono giù. Per la strada pareva che grandinassero bolle di sapone. Ci fu tanto pigia pigia che moltissime bolle fecero pcioc e sparirono immediatamente.

 

 

 

 

 

 

La fama del fattaccio profittò di quella confusione per attaccarsi ai nastri del grembiale di un’altra bolla bambinaia che traversava a volo la strada con la carrozzina.

Questa era proprio una graziosa bolla bambinaia. Così giovane, che quasi le si vedevano ancora i puntini d’oro sulle gote.

La fama del fattaccio, che con un salto le si era attaccata ai nastri del grembiale, risparmiò un bel tratto di strada. Il resto lo fece a piedi e in meno di cinque minuti arrivò al palazzo del Re.

 

Il Re delle bolle di sapone, chiunque l’avrebbe potuto riconoscere.

Aveva una piccola corona di puntini d’oro sulla pancia. Era chiarissimo che era il Re. Il Re delle bolle di sapone diede udienza alla fama del fattaccio. La fama del fattaccio, che era molto maligna, fece un racconto molto maligno. A quel racconto, la bolla reale cambiava continuamente di colore. A un certo punto diventò tutta rossa. Sulla pancia le era sparita ogni traccia della corona di puntini.

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora la fama del fattaccio impazzì dalla gioia, perché credette proprio che la bolla reale scoppiasse.

Invece, dopo un po’ di tempo, riapparve la corona di puntini d’oro sulla pancia della bolla reale. Proprio in quell’istante il nano Pillo si affacciò sulla porta. Aveva corso a perdifiato, per arrivare magari un minuto prima della fama del fattaccio. Se ci fosse riuscito, le cose non sarebbero andate così. Invece, al solo vederlo, la bolla reale avvampò.

Tutti i puntini d’oro le scomparvero dalla pancia. Poi cominciò a soffiare ostilmente contro il nano Pillo.

 

Soffiava come un vento di mare.

Immediatamente volarono via dalla sala, tutti i paggi-bolla e le bolla-damigelle.

Ma l’inferocita bolla reale, sempre più scalmanata, rimbalzava il nano Pillo da una parete all’altra.

Per fortuna c’era una finestra aperta!

A un soffio più forte, il nano Pillo la imboccò con destrezza e volò via per il cielo.

 

Appena messo piede in terra, il nano Pillo, zoppicando un tantino, si avviò verso la sua grotta.

Tutto era come prima: l’enorme pezzo di sapone, il tappeto di borraccina, il filo d’acqua lucente.

Ma Gippo con il naso a pallottola e con la pancia tonda non c’era più.

Gippo era stato catturato dai gendarmi del Re.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Re non voleva restituirlo. Diceva sempre no no, il Re. Allora il nano Pillo, alla presenza del Re, dette la via a tutte le bolle soldini e le bolle soldoni che aveva rubato nel regno delle bolle di sapone. Le bolle soldini e le bolle soldoni presero il volo dalle tasche e si sparpagliarono luccicando per l’aria.

Il Re fece immediatamente chiudere le finestre. Nel buio le bolle soldini e le bolle soldoni luccicavano più che mai.

Il Re se ne innamorò tanto che per averle disse subito: - Sì sì.

 

Il nano Pillo ritornò ad abitare nella grotta insieme a Gippo.

Ma dopo che era stato al palazzo del Re, Gippo non era più lo stesso. Pare che laggiù ingoiasse solo monete d’oro.

Così la prima volta che il nano Pillo gli portò la colazione di soldini di rame, Gippo gli fece una boccaccia con la bocca larga.