Potevi riconoscere da lontano, il paese delle pecore impellicciate.

Nel grande cielo celeste, un piccolo cielo più celeste.

Nella grande terra verde, una piccola terra più verde.

E anche l’acqua potevi riconoscerla, perché era più chiara di ogni altra acqua.

 

Nel piccolo paese non c’erano pastori. Le pecore pascolavano libere sulla loro terra.

Sotto la carezza dei loro musi impellicciati, fioriva l’erba.

Sotto la carezza dei loro musi impellicciati, luceva l’acqua.

 

Erano quasi felici, le pecore impellicciate.

Si dissetavano alla meravigliosa acqua.

Brucavano la meravigliosa erba.

Come fiocchi di neve in un cielo verde.

 

Scherzavano con loro, il sole e il vento. Giocavano nella loro pelliccia.

Così come in cielo, scherzavano con le nuvolette, le pecorelle del cielo.

Così come in mare, scherzavano con le onde, le pecorelle del mare.

 

Prima di tramontare, il sole lasciava un po’ dei suoi raggi nella pelliccia delle pecore impellicciate.

Contro l’aria scura le pecore lucevano, e illuminavano la terra.

 

 

 

 

 

 

 

Ma al di là del paese delle pecore impellicciate, dietro la collina, abitava un Orco orrido.

L’orrido Orco era pigro. Orridamente pigro. Dormiva tutti i mesi dell’inverno.

Né lo scroscio della pioggia, né l’urlo del vento, né lo schianto del fulmine, potevano svegliare l’orrido Orco quando dormiva.

Dormiva sotto la volta del cielo, su un immenso materasso che toccava quasi le stelle.

 

Quando le foglie cadevano, l’orrido Orco sprimacciava il suo immenso materasso. Ogni anno lo voleva più alto, ogni anno lo voleva più soffice.

Per questo l’orrido Orco scendeva ogni anno giù dalla collina, fino al paese delle pecore impellicciate.

 

Le pecore impellicciate scorgevano da lontano la sua immensa ombra nera.

Scendeva giù dalla collina e oscurava tutto il cielo.

Disperatamente fuggivano allora le pecore impellicciate!

Fuggivano disperatamente! Ma ogni anno, una di loro non riusciva a fuggire.

L’orrido Orco la ghermiva.

 

Oh, non l’uccideva l’orrido Orco! Sarebbe stato meglio, se l’avesse uccisa!

Con l’enorme paio di cesoie, le tosava la sua pelliccia.

Cadeva la pelliccia come tiepida neve.

 

 

 

 

 

 

 

Laggiù le pecore impellicciate avevano quasi dimenticato l’orrido Orco.

Dimenticano facilmente, le pecore impellicciate!

Non appena l’ombra nera era sparita dietro la collina, le pecore impellicciate brucavano di nuovo la meravigliosa erba.

Di nuovo si dissetavano alla meravigliosa acqua.

Erano quasi felici, le pecore impellicciate.

Quasi felici come le nuvolette, le pecorelle del cielo.

Quasi felici come le onde, le pecorelle del mare.

 

Solo una pecorella brucava tristemente l’erba.

Il sole e il vento non scherzavano più nella sua pelliccia.

Nessun sapore aveva più per lei la meravigliosa erba, né la meravigliosa acqua.

Guardava di lontano le felici pecore impellicciate, come fiocchi di neve in un cielo verde.

 

Nel mondo lontano vi eran cieli celesti

e v’eran acque chiare nel mondo lontano.

Ma nessun cielo era celeste come il suo cielo celeste, ma nessuna acqua era chiara come la sua acqua chiara.

E l’erba era amara, l’erba era sciocca,

non fioriva più l’erba, la sua erba dolce.

 
 


A fiocchi a fiocchi, fioccava la neve,

fioccava la neve, nei cieli pallidi.

Solo nei cieli, nei cieli pallidi,

pascolavano ancora le sue pecorelle.

Vagavan le nuvole, lassù nell’aria,

le nuvolette bianche nell’aria.

Solo lassù, nell’aria celeste,

pascolavano ancora le sue pecorelle.

Correvano le onde, laggiù nel mare,

tutte ricciute le onde del mare.

Solo laggiù, nel verde mare,

pascolavano ancora le sue pecorelle.

 

Passavano i giorni, nei cieli pallidi.

Ai raggi sottili, nell’aria dorata,

bucavan la neve i fioretti lucenti.

Fioretti lucenti e fili d’erba.

Bucavan la terra i fili d’erba,

fioriva la lana alla pecorella,

schiusi bocciòli di tiepida lana,

schiusi bocciòli e ricci fioriti.

Scherzava il vento fra gli schiusi bocciòli.

Scherzava il sole fra i ricci fioriti

 

é dolce ritornare nel piccolo paese.

L’erba non è più amara, l’erba non è più sciocca.

Fiorisce l’erba dolce nel piccolo paese,

riluce l’acqua chiara, più chiara di ogni acqua.

E il cielo è più celeste, celeste nel celeste

e la terra più verde di ogni terra verde.