Zippo! Svegliati, svegliati...

Che strana luce! Pareva che fosse spuntata una luna enorme.

Svegliati, svegliati, Zippo!

Non potevo sopportare più a lungo di saperlo io sola.

Con la punta del naso avevo fatto un piccolo occhio tondo in mezzo al vetro ghiacciato della finestra.

- Guarda, Zippo, guarda!

Dal piccolo occhio tondo, Zippo guardava la neve.

Stette a guardarla per un pezzo. Poi cominciò a schiacciare con gran furia la punta del naso sul vetro e scrisse con tanti puntolini: Zippo e Mussi, in mezzo al ghiaccio.

Io non sapevo scrivere. Ma con la punta del naso feci una deliziosa casina col tettino e le finestrine d’argento.

 

Quando la mamma entrò nella camera tutt'e due eravamo di nuovo nei nostri lettini, con le coperte tirate sulla punta del naso gelato. Naturalmente fingevamo di dormire. La mamma non doveva aver visto Zippo e Mussi nel vetro ghiacciato e neppure la mia deliziosa casina, perché disse sottovoce:

- Mussi passerotto, sei sveglio?...


Io continuai a far finta di dormire, mentre con gli occhi semichiusi sorvegliavo Zippo. Zippo spuntava di sotto le coperte col suo visetto di mela rossa.

 

Sentii la mamma dire sottovoce: - Spicciati, spicciati Zippo!

Ha nevicato stanotte... ti metterai la tua mantella col cappuccio e gli scarponi per andare a scuola.

Zippo andò via molto eccitata, con la mantella e gli scarponi.

Io non dovevo prendere freddo. La mamma mi avrebbe fatto alzare più tardi, con la casina calda.

Di nuovo le imposte erano socchiuse. Nella semiluce vedevo ancora il visetto sfavillante di Zippo far capolino dal cappuccio.

Zippo non s'ammalava mai. Aveva avuto solo il morbillo e andava a scuola, anche se c'era la neve.

 

- Che camiciolona grossa! - disse la mamma ridendo - il mio passerottino starà caldo...

La mamma rideva spruzzandomi tutta col borotalco

La bocca della mamma era come un fiore di geranio, mentre rideva.

 

Quella mattina mi sentivo come se mi fossi alzata per la prima volta dopo esser stata ammalata. Anche allora mi alzavo cosi tardi e la camiciolona grossa mi bucava un pochino.

Giravo per le stanze con un lieve senso di noia senza saper che cosa fare. Mi ero dimenticata della neve.

Ma entrando nella veranda me ne ricordai improvvisamente,

Dietro i vetri della finestrella di punta, c'era sul davanzale un incantevole, piccolissimo giardino bianco.

Io non avevo mai visto la neve così da vicino. Fine fine come lo

Zucchero. Era caduta sui gerani rossi. Le foglie e i fiori sporgevano

fra lo zucchero come se fossero staccati, senza gambo.

Allora, piano piano, aprii la finestrella. Non faceva proprio punto

freddo. Il cielo era diventato tutto celeste. Un angolo del davanzale,

dove non c’erano gerani, era coperto da uno strato di neve alta.

Sembrava fatta di briciole di luce.

Guardavo trasognata quella neve senza osare di toccarla. Dovevo aspettare Zippo. Chissà che cosa avrebbe detto Zippo?

Allora per aspettare Zippo presi una scatola di coralli e mi misi a giocare là vicino alla finestrella aperta; giocavo con i coralli, non volevo pensar più a quella neve. Cercavo proprio di non pensarci. Ma la vedevo sempre, anche senza guardarla.

A un tratto scelsi dalla scatola un corallo rosa. Mi parava di non poter resistere fino al ritorno di Zippo. Allora con un piccolo brivido lascia affondare lentamente tra la neve il corallo rosa, poi scappai via dalla veranda.

 

Quando Zippo ritornò dalla scuola era molto eccitata.

Aveva i calzini tutti mangiati dentro agli scarponi, e il suo visetto di mela rossa gelato dal freddo.

Fuori c’era tanta neve, tanta neve!

I suoi occhini spalancati lucevano come se avesse fatto una gran corsa.

Raccontava che c’era tanta neve…

-Ma Zippo, vieni vieni…

La finestrella era ancora aperta.

I gerani brillavano al sole. Sul davanzale c’era una piccola pozza d’acqua gelata, in un angolo.

Anche il corallo rosa era sparito.